Per EX Works o Franco Fabbrica si intende quel termine di resa che pone a carico del venditore/esportatore, come unica obbligazione, quella di mettere a disposizione dell’acquirente i beni nel luogo concordato e fornito dei documenti necessari al trasporto e all’esportazione.
Con la resa EX Works, gli esportatori possono levarsi delle responsabilità, ma in realtà questa resa rappresenta un fattore critico, soprattutto dal punto di vista competitivo.
È necessario sapere che in Italia il 73% dell’export viene venduto con resa EX Works, differentemente da Francia, Germania e Spagna. Soprattutto, secondo un’analisi di Srm (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno), si è individuato che le aziende venete usano nel 91% dei casi la resa EX Works, mentre le imprese dell’Emilia-Romagna sono quelle che la utilizzano di meno, infatti solo il 58%.
Lo spiega Silvia Moretti, presidente di Fedespedi, Federazione Nazionale degli Spedizionieri, la quale si è rivolta a tutti gli importatori ed esportatori che non si occupano in primo piano direttamente della logistica delle proprie merci. La presidente di Fedespedi ha evidenziato in 4 punti perché vendere in EX Works risulti costoso:
- Non si è a conoscenza e quindi non si controlla il prezzo dei prodotti nei mercati di sbocco
- Non si può sapere se i servizi logistici sono all’altezza della qualità del proprio prodotto
- Non si è esente dall’assunzione di rischi riguardo al caricamento e al trasporto della merce (ad esempio ritardi nel ritiro e mancato pagamento dei noli)
- Non si possiede la documentazione che prova l’uscita della merce dall’UE al fine dell’imponibilità e nemmeno quella relativa all’origine preferenziale
Silvia Moretti inoltre afferma: «Perdita di competitività per l’impresa perché la qualità e il controllo della supply chain è uno dei fattori che definisce il posizionamento competitivo dell’impresa e perdita di valore per l’Italia perché delegare l’organizzazione della catena logistica al compratore estero, che si avvarrà di infrastrutture e fornitori esteri, rappresenta una perdita di opportunità di business per il nostro Paese e condiziona lo sviluppo dell’industria logistica in Italia».
Il suggerimento rivolto agli esportatori italiani è quello di scegliere una resa più conservativa, come la resa FCA – Free Carrier, ovvero franco vettore. “Franco Vettore” significa che il venditore effettua la consegna rimettendo la merce al vettore o ad altra persona designata dal compratore nei propri locali o in altro luogo convenuto. Si raccomanda alle parti di specificare il più chiaramente possibile il punto nel luogo di consegna convenuto, poiché il rischio passa al compratore in tale punto. Con la resa FCA ci si occupa solo del caricamento e dello sdoganamento della merce per godere di una tutela godo di una tutela assicurativa sulla fase di caricamento e dispongo della prova documentale ai fini Iva.
Secondo Fedespedi, un’altra resa Incoterms conveniente è la resa CIF perché l’esportatore “può ottimizzare i flussi e le sinergie riducendo costi diretti e di gestione, può negoziare e dialogare con un unico consulente spedizioniere di fiducia, può curare la copertura assicurativa della merce senza rischiare contenziosi e ripercussioni commerciali”.
Per quanto riguarda acquistare la merce è preferibile farlo con condizioni Fob perché è possibile “scegliere i vettori in base alle proprie necessità e alla convenienza complessiva della spedizione”, e si ha “un unico interlocutore che coordina tutti i flussi e ne ottimizza le possibili sinergie”. Infine, consente di “coprire i rischi di spedizione nella maniera che ritiene più opportuna”.
Fonte: SupplychainItaly
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