Il Kazakistan, in questi giorni, ha annunciato di aver vietato la riesportazione in Russia di 106 tipologie di beni di origine estera, tra i quali rientrano parti di droni, componenti elettroniche e processori, utilizzabili dalla Russia a fini militari, allineandosi pertanto ai regimi sanzionatori in essere contro la Russia.
In occasione dell’incontro avvenuto qualche settimana fa a Berlino con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev aveva infatti comunicato che il Paese si sarebbe allineato ai predetti regimi sanzionatori.
Occorre ricordare che fin dall’inizio della guerra, nel febbraio 2022, i Paesi occidentali si sono prontamente attivati nel tentativo di contrastare l’elusione delle misure restrittive adottate contro la Russia, attraverso una campagna di pressioni indirizzate a tutti quegli stati a rischio elusione, tra cui Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan, Armenia e Turchia.
Ad esempio, è stato introdotto, come mero strumento antielusivo, dal c.d. XI pacchetto di sanzioni contro la Russia, l’articolo 12 septies del Regolamento (UE) 833/2014, il quale vieta di “vendere, fornire, trasferire o esportare, direttamente o indirettamente, beni e tecnologie elencati nell’allegato XXXIII, anche non originari dell’Unione, a qualsiasi persona fisica o giuridica, entità od organismo nel paese terzo individuato in tale allegato”.
Sono compresi nell’allegato XXXIII solo i beni e le tecnologie sensibili a duplice uso, o i beni e le tecnologie atti a contribuire al rafforzamento delle capacità militari, tecnologiche o industriali della Russia o allo sviluppo del settore russo della difesa e della sicurezza, in modo da rafforzarne la capacità bellica e la cui esportazione verso la Russia è vietata ai sensi del Regolamento (UE) 833/2014 e per i quali è elevato e continuato il rischio di vendita, fornitura, trasferimento o esportazione in Russia da paesi terzi dopo la vendita, fornitura, trasferimento o esportazione dall’Unione.
Ad oggi tale Allegato XXXIII è ancora “vuoto”, ma i potenziali Paesi che potrebbero esservi inseriti comprendono, ad esempio, Siria, Iran, Emirati Arabi Uniti, Kazakistan, Kirghizistan, Armenia, Uzbekistan, Cina e Hong Kong, Mongolia, Qatar e Turchia.
Anche l’Italia sta partecipando a questa politica antielusiva delle misure restrittive contro la Russia, attivandosi attraverso la previsione di un obbligo di autorizzazione preventiva per l’esportazione verso Armenia, Iran, Kazakistan e Kirghizistan di alcuni motori e loro parti, chiamato clausola “catch-all” di cui al Regolamento (UE) 2021/821 sui prodotti a duplice uso, il tutto improntato a delle iniziative che criminalizzano la violazione indiretta dei divieti posti dai regolamenti unionali.
L’esempio del Kazakistan parrebbe dunque testimoniare l’efficacia delle pressioni diplomatiche esercitate dall’UE e dai Paesi occidentali per combattere l’elusione delle sanzioni adottate contro la Russia.
Vanessa Antonelli
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