Come anticipato dalla presidente Ursula von der Leyen, in occasione del suo discorso sullo Stato dell’Unione al Parlamento di Strasburgo del 13 settembre, è stata avviata formalmente un’indagine anti-sovvenzioni sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria (BEV) dalla Cina.
Questo settore dei veicoli elettrici, come afferma la von der Leyen, racchiude un enorme potenziale per la futura competitività dell’Europa e per la leadership industriale verde, tale per cui, necessita di una politica dell’UE volta ad ostacolare la concorrenza sleale, produttrice di distorsioni negative del mercato.
La Commissione, di propria iniziativa (ex officio), avendo raccolto materiale probatorio sufficiente attestante il recente aumento delle importazioni a basso prezzo e sovvenzionate di veicoli elettrici dalla Cina nell’UE, ha avviato questa indagine. Quest’ultima, sarà utile per capire se, nelle auto elettriche cinesi, le catene del valore BEV in Cina, abbiano o meno beneficiato di sovvenzioni illegali e se tali sovvenzioni causino o minaccino di produrre un danno economico ai produttori europei di BEV.
Se tale indagine darà esito affermativo, dovranno esser esaminate le probabili conseguenze e l’impatto delle misure su importatori, utenti e consumatori di veicoli elettrici a batteria nell’Ue.
Sulla base dei risultati dell’indagine, la Commissione stabilirà se sia nell’interesse dell’UE porre rimedio agli effetti delle pratiche commerciali sleali accertate imponendo dazi antisovvenzioni sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria dalla Cina.
Questa attività investigativa seguirà procedure legali rigorose in linea con le norme dell’Ue e dell’Organismo Mondiale del Commercio, consentendo a tutte le parti interessate, comprese il governo cinese e le aziende/esportatori, di poter presentare tutto il materiale probatorio a loro favore (commenti, prove e argomentazioni).
Anche se non è stata ricevuta alcuna denuncia formale da parte dell’industria europea per avviare un procedimento, le norme anti-sovvenzioni dell’UE prevedono che all’industria europea venga richiesto di collaborare all’indagine d’ufficio.
In conformità ai requisiti giuridici previsti dalle norme dell’UE e dell’OMC, prima della pubblicazione dell’avviso di apertura si sono svolte consultazioni preliminari con il governo cinese.
Sebbene non sia stata ricevuta alcuna denuncia formale da parte dell’industria europea per avviare un procedimento, le norme antisovvenzioni dell’UE prevedono che all’industria europea venga richiesto di collaborare all’indagine d’ufficio. L’indagine si concluderà entro un massimo di 13 mesi dall’avvio.
Se risulta giuridicamente giustificato, eventuali dazi anti sovvenzioni provvisori potranno essere imposti entro 9 mesi dall’apertura, mentre eventuali misure definitive potranno essere istituite fino a 4 mesi dopo o entro 13 mesi dall’apertura dell’inchiesta.
Vanessa Antonelli
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